Sono stato a Bergamo per visitare Fireflies on the Water di Yayoi Kusama, proveniente dalla collezione permanente del Whitney Museum of American Art.
L’installazione è una stanza oltre la cui soglia la dimensione dello spazio offre uno sguardo sull’infinito. Ci si ritrova immersi in una galassia di luci, con i piedi su un piccolo molo che galleggia su uno specchio d’acqua e specchi ovunque intorno che moltiplicano l’ambiente e chi osserva. Fireflies on the Water invita il visitatore a un confronto con il sè interiore, sfidando la concezione del tempo. Kusama dice che “Quando le persone vedono il proprio riflesso moltiplicato all’infinito sentono che non c’è limite alla capacità dell’uomo di proiettarsi nello spazio infinito”.
Il percorso è diviso in tre momenti, una fase introduttiva che racconta la storia di Kusama attraverso immagini e testi, tra cui una foto proveniente dall’archivio di Gianni Berengo Gardin che ritrae Kusama e Lucio Fontana durante il periodo in cui Yayoi è stata a Milano. Il secondo momento è la visita di Fireflies on the Water, arricchita dall’elemento vitale dell’acqua; infine, una poesia scritta da Kusama, un estratto di un suo famoso video e un Infinity Wall: le persone possono condividere la loro idea di infinito scrivendo una frase su un adesivo da applicare sul muro.
Il concetto d’infinito è del tutto soggettivo, per questo motivo credo che l’installazione Fireflies on the Water sia un po’ come una macchina del tempo che trasporta ognuno attraverso le proprie emozioni, personalmente oltre al grande fascino estetico del breve momento vissuto, concettualmente mi ha fatto sentire un tutt’uno con l’infinito.
Max D’.

